ADAMI & ASSOCIATI
Smart working, i benefici di una nuova modalità di lavoro
ADAMI & ASSOCIATI, Italy, New York, United States
Losmart working porta numerosi benefici in termini di produttività e flessibilità, ecco i principali vantaggi di questa rivoluzione
Uno dei temi più dibattuti di questi ultimi mesi in ambito politico, sociale, e pieno di influssi diretti per il mondo HR, è quale sarà il futuro del tanto discusso disegno di legge sullo “ smart working ” che potrebbe attuarsi già nel 2016. Si parla di “lavoro agile”, di “work life balance”, di equilibri “win-win-win”, di digitalizzazione e delocalizzazione, di lavoro flessibile e mobile work, di nuove tecnologie abilitanti. E come sempre accade, tante parole, tanti quesiti, e tanta confusione. Proviamo a semplificare e a capire meglio le novità ed
i principali benefici dello smart working
e cosa potrebbe portare nelle nostre vite. Come è regolamentato lo smart working
Il ddl indica che il dipendente o la dipendente possano lavorare fuori dai locali aziendali “per un orario medio annuale inferiore al 50% dell’orario di lavoro normale, se non diversamente pattuito”,
senza l’obbligo di avere una postazione fissa.
Lo scopo è quello di “incrementare la produttività e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro” per migliorare in particolare le condizioni di lavoro dei giovani e delle donne. Vengono dunque introdotti nuovi modelli e modalità di lavoro: il dipendente può organizzare il proprio lavoro in autonomia, con flessibilità sia del luogo dove svolge le sue prestazioni professionali che del suo orario lavorativo. Le opportunità e i benefici dello smart working risultano evidenti: il
“lavoro agile”
porterebbe un migliore equilibrio nel rapporto vita-lavoro, il suddetto
“work life balance” , potendo il lavoratore gestire in modo più soddisfacente il tempo quotidiano da dedicare agli impegni lavorativi e alla vita privata. Le nuove tecnologie favoriscono il cambiamento
L’Osservatorio Smart Working in Italia
del Politecnico di Milano ha quantificato il valore dell’adozione di modelli di smart working in 27 miliardi di Euro come aumento della produttività aziendale, e in 9 miliardi di Euro come riduzione dei costi fissi. In Italia l’attuazione di questi nuovi modelli organizzativi è in ritardo rispetto al resto d’Europa, ma in crescita. Le previsioni sono che, entro il 2015, un’impresa su tre consentirà ai dipendenti di utilizzare per motivi professionali i propri strumenti di comunicazione personali. Smart working: benefici e perplessità
Di fronte a tutti questi aspetti positivi e ai benefici dello smart working, quali sono le perplessità e le principali criticità che vengono rivenute nel lavoro smart? Fondamentalmente la paura di “perdere punti” rispetto ai colleghi che restano stabilmente in ufficio:
perdita di know-how,
di contatto con il resto del team, di considerazione da parte del capo. Potremmo dire che innanzitutto manca la cultura del lavoro flessibile, e regna la convinzione che lavorare in ambienti esterni all’ufficio significa “lavorare meno”.
#J-18808-Ljbffr
Uno dei temi più dibattuti di questi ultimi mesi in ambito politico, sociale, e pieno di influssi diretti per il mondo HR, è quale sarà il futuro del tanto discusso disegno di legge sullo “ smart working ” che potrebbe attuarsi già nel 2016. Si parla di “lavoro agile”, di “work life balance”, di equilibri “win-win-win”, di digitalizzazione e delocalizzazione, di lavoro flessibile e mobile work, di nuove tecnologie abilitanti. E come sempre accade, tante parole, tanti quesiti, e tanta confusione. Proviamo a semplificare e a capire meglio le novità ed
i principali benefici dello smart working
e cosa potrebbe portare nelle nostre vite. Come è regolamentato lo smart working
Il ddl indica che il dipendente o la dipendente possano lavorare fuori dai locali aziendali “per un orario medio annuale inferiore al 50% dell’orario di lavoro normale, se non diversamente pattuito”,
senza l’obbligo di avere una postazione fissa.
Lo scopo è quello di “incrementare la produttività e la conciliazione dei tempi di vita e lavoro” per migliorare in particolare le condizioni di lavoro dei giovani e delle donne. Vengono dunque introdotti nuovi modelli e modalità di lavoro: il dipendente può organizzare il proprio lavoro in autonomia, con flessibilità sia del luogo dove svolge le sue prestazioni professionali che del suo orario lavorativo. Le opportunità e i benefici dello smart working risultano evidenti: il
“lavoro agile”
porterebbe un migliore equilibrio nel rapporto vita-lavoro, il suddetto
“work life balance” , potendo il lavoratore gestire in modo più soddisfacente il tempo quotidiano da dedicare agli impegni lavorativi e alla vita privata. Le nuove tecnologie favoriscono il cambiamento
L’Osservatorio Smart Working in Italia
del Politecnico di Milano ha quantificato il valore dell’adozione di modelli di smart working in 27 miliardi di Euro come aumento della produttività aziendale, e in 9 miliardi di Euro come riduzione dei costi fissi. In Italia l’attuazione di questi nuovi modelli organizzativi è in ritardo rispetto al resto d’Europa, ma in crescita. Le previsioni sono che, entro il 2015, un’impresa su tre consentirà ai dipendenti di utilizzare per motivi professionali i propri strumenti di comunicazione personali. Smart working: benefici e perplessità
Di fronte a tutti questi aspetti positivi e ai benefici dello smart working, quali sono le perplessità e le principali criticità che vengono rivenute nel lavoro smart? Fondamentalmente la paura di “perdere punti” rispetto ai colleghi che restano stabilmente in ufficio:
perdita di know-how,
di contatto con il resto del team, di considerazione da parte del capo. Potremmo dire che innanzitutto manca la cultura del lavoro flessibile, e regna la convinzione che lavorare in ambienti esterni all’ufficio significa “lavorare meno”.
#J-18808-Ljbffr